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30 maggio 2023

Il messaggio del Vescovo di ritorno dall’Assemblea CEI

IL CAMMINO SINODALE CONTINUA

Si è appena conclusa l’Assemblea dei Vescovi italiani. Abbiamo incontrato due volte il Santo Padre: la prima, il giorno stresso dell’inizio, per una lunghissima chiacchierata ricca di fraternità e parresia; la seconda, l’ultimo giorno per un incontro insieme ai referenti diocesani per il Sinodo.

Il tema principale dell’Assemblea è stato ovviamente il Sinodo al quale sono state dedicate relazioni e gruppi di lavoro. E su questo vorrei fermarmi.

Il Cammino Sinodale, come si è sottolineato tante volte, prevede tre fasi: la fase narrativa, che è un vedere e raccontarsi come si vive la Chiesa; la fase sapienziale che è un ascoltare lo Spirito il quale parla attraverso la Parola, ma anche attraverso i fratelli, per comprendere come muoversi, quali esigenze emergono, quali necessità sono prioritarie in ordine all’annuncio del Vangelo; e infine la fase profetica, dove ci sono scelte da fare, atteggiamenti nuovi da mettere in atto, per far sì che la Chiesa si metta gli abiti della festa, per essere credibile e così svolgere al meglio la sua missione.

In questa prima fase, quella della narrazione, per evitare di fare un discorso dispersivo, abbiamo voluto sottolineare in particolare il tema delle relazioni: l’accoglienza e l’ascolto di chi vive al margine della Chiesa, il tipo di relazioni all’interno della Chiesa stessa, e infine quale tipo di servizio viene offerto all’interno della Chiesa e delle nostre parrocchie, soprattutto da parte dei Preti, Diaconi e Consacrati.

Con questa assemblea dei Vescovi si è dichiarata conclusa questa prima fase.

E ora entriamo nella fase del discernimento, del capire su quali strade bisogna muoversi.

Se in un cammino sinodale è sempre importante l’ascolto delle Spirito Santo, in questa seconda fase l’ascolto, la preghiera, la disponibilità del cuore sono particolarmente necessari perché lo Spirito Santo doni luce.

Inizialmente si è pensato che questa seconda fase dovesse durare un anno. Diversi vescovi hanno sottolineato che il tempo è troppo breve. C’è chi ha sottolineato che il Giubileo del 2025 potrebbe essere un momento prezioso per perfezionare il discernimento: vedremo.

In ogni caso sappiamo che lo Spirito di Dio agisce e conduce coloro che si lasciano condurre.

Spesso durante l’assemblea mi si è affacciato un interrogativo: Dove ci condurrà questo cammino che abbiamo intrapreso? Non lo sappiamo! C’è del buio davanti a noi. Però questo avere davanti tanta incertezza non mi ha messo mai paura. Anzi! La bellezza del cammino sinodale sta proprio qui. Non siamo noi a guidare la Chiesa, non siamo noi a stabilire “i tempi e i momenti”. E alla fine questo, paradossalmente, ci dà pace. È bello mettersi, in questo cambiamento d’epoca, nelle mani del Signore, perché sia lui a indicarci la strada e ci liberi da tutto quell’appesantimento in cui siamo caduti.

Ma bisogna sul serio ascoltare lo Spirito!

Bisogna ascoltare lo Spirito che opera nel singolo battezzato, lo Spirito che opera nella comunità, lo Spirito che opera addirittura oltre i confini della Chiesa, lo Spirito che opera nell’intera creazione e negli eventi.

Bisogna ascoltare lo Spirito. Non le proprie idee, non i propri gusti, non la propria visione di vita. L’ascolto dello Spirito richiede umiltà, silenzio, preghiera intensa, ascolto della Parola di Dio letta nella Chiesa, accoglienza del servizio del Magistero.

Ci guiderà in questa fase del discernimento l’icona evangelica che narra l’incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus, la sera di Pasqua.

Lo conosciamo: il Signore si affianca ai due lungo la via. Non dimentichiamo che quel discepolo anonimo rappresenta noi. Certo, il Signore accoglie tutte le nostre lamentele, tutte le nostre frustrazioni e delusioni. Ma poi parla, parla sicuramente, spiega, illumina e, senza che si sia fatto ancora riconoscere, già fa ardere il cuore.

Fa ardere il cuore “sulla strada” lungo la via, mente si è in cammino; non alla meta, non in cattedra… lungo la via!

E quando finalmente il Risorto si manifesta nello “spezzare il pane”, scompare subito, perché non vuole trattenere i due in un’esperienza carica di sterile emotività. I due devono subito ripercorrere quella stessa via a ritroso, ma questa volta con velocità, entusiasmo, per gridare che la sorgente della gioia è Lui, il Risorto.

Con questo spirito vogliamo affrontare questo tempo di discernimento.

Il discernimento, in base al quale poi operare delle scelte, ha cinque grandi, immensi ambiti:

1. La missione. La Chiesa è missionaria, ma con uno stile preciso: non quello del potere, non quello degli eserciti schierati o dei castelli fortificati. Gesù usa le immagini del sale, del lievito, della luce…

2. I linguaggi: la missione della Chiesa è annunciare Gesù. È il mandato che ha ricevuto. Ma non può pretendere che sia il mondo a sintonizzarsi su di lei. Deve scoprire e inventare vie nuove per poter parlare all’uomo di oggi.

3. La formazione alla fede: non basta avere un pensiero per avere qualcosa da dire. Bisogna avere un pensiero ispirato dallo Spirito Santo, intriso di preghiera e ascolto della Parola di Dio.

4. La corresponsabilità: non bastano collaboratori e tanto meno servono coloro che devono rivendicare qualcosa. E nel cercare di coinvolgere tutti, in questa fase si inseriranno i lupi rapaci, quelli, cioè che non hanno a cuore il pensiero di Dio, ma sono guidati solo dal proprio orgoglio. Più che mai servono coloro che vogliono mettere la propria vita a servizio del Signore e accettano la fatica della sequela.

5. Le strutture: quanto c’è da rivedere di ciò che abbiamo o abbiamo sempre fatto! Insomma una Chiesa che si è organizzata per altri tempi, in questo cambiamento d’epoca deve rivedere, o almeno purificare, anche dismettere tanti di quei mezzi di cui si è servita fino a poco fa.

Da subito cominceremo a riflettere all’interno del Consiglio Presbiterale, così da arrivare a settembre con due obiettivi:

- convocare una assemblea diocesana per concretizzare gli ambiti del discernimento;

- convocare un nuovo Consiglio Pastorale Diocesano che dovrà avere un grande ruolo in questa fase di discernimento.

Voglio concludere con una battuta sul secondo incontro avuto con il Papa.

Il Papa ha incoraggiato, ringraziato, chiesto soprattutto di non stancarsi in questo cammino sinodale. Ha ricordato che questo oggi è l’impegno della Chiesa, per cui nessuno può tirarsi indietro. E ha invitato a coinvolgere tutti. E per indicare questo tutti, ha aggiunto: Coinvolgete tutti, giusti e peccatori!

Ha strappato un applauso, poi, quando, a braccio, ha detto che, entrando in aula Nervi, qualcuno gli ha sussurrato, con una forma dialettale, che questo sinodo è una “caciara”. E il Papa ha detto a tutti: «Pensate cosa sarà stato il giorno di Pentecoste! È proprio così. Lo Spirito Santo fa confusione, mette in disordine, scompiglia abitudini sbagliate e ribalta le sterili sicurezze, spezza i punti di forza del “si è fatto sempre così” e destabilizza i nostri piani. Ma poi riordina tutto e crea nuova armonia, nuovo stupore, rendendo la Chiesa, sposa di Cristo, splendente di una luminosa bellezza».

Ecco la speranza che dobbiamo avere: il protagonista del cammino sinodale è lo Spirito Santo, non noi: come è importante essere dalla sua parte.

E l’invocazione quotidiana e forte allo Spirito Santo farà sì che Egli doni gioia al cuore e la certezza che è presente e illumina la Chiesa in questo tempo difficile e affascinante.

+ Gerardo Rocconi, Vescovo

(Foto Vatican Media/SIR)