LA DIOCESI

Un po’ di storia...

Secondo la tradizione, la Chiesa di Jesi (Ancona), città di origine romana, avrebbe avuto inizio nel IV sec. con il vescovo e martire Settimio, fondatore e patrono della Chiesa stessa. La presenza cristiana peraltro è attestata da reperti archeologici risalenti al VI e VII sec. La prima notizia scritta è del 680, quando il vescovo Onesto si sottoscrive con altri vescovi in un Sinodo Romano.

Scarse sono però le notizie che parlano della storia di Jesi nel primo millennio: di fatto si ha notizia precisa di un vescovo ogni secolo; ma segni e testimonianze artistiche antiche delle prime abbazie benedettine attestano dall’età post-romana la presenza realizzatrice della Chiesa di Jesi, per cui nei secoli bui, ha segnato la continuità della vita e la fiaccola della civiltà. Alle monumentali abbazie benedettine, con il loro lavoro e la loro iniziativa, va inoltre il merito di aver creato le condizioni, in secoli di tragici eventi, per il succedersi di popoli culture e civiltà anche nella città di Jesi, restituendola alla vita e alle colture dei campi in tutta la Vallesina.

Alla fine degli anni Mille la Diocesi di Jesi, suddivisa in grandi pievi, era retta nella città da un conte laico e da feudatari rurali nel suo territorio; anche il vescovo di Jesi era titolare di vasti possessi su cui esercitava i diritti del signore feudatario. Questa situazione si è prolungata per tutto il sec. XIII, dopo che, a metà circa del 1100, Jesi si era costituito in libero comune, eliminando progressivamente ogni potere che non dipendesse dalla città, creando quel Contado che è parte integrante della storia religiosa e civile di Jesi. San Floriano, soldato e martire, venne riconosciuto e venerato quale patrono del libero Comune.

Nel 1208 c’è notizia della realizzazione della nuova Cattedrale, completata nel 1238 dalla facciata opera dell’architetto lombardo Giorgio da Como.

La nascita di Federico II a Jesi nel 1194 ha condizionato, anche nei secoli successivi, insieme vicende religiose e sociali in cui è stata coinvolta la Chiesa Jesina.

Col finire del ’200 cessa il potere feudale del vescovo, che può così iniziare la sua opera pacificatrice tra le fazioni in lotta, nel succedersi delle varie Signorie che hanno imperversato per quasi tre secoli a Jesi e Vallesina.

La storia della Chiesa di Jesi trova il momento del suo rinnovamento col grande Vescovo Gabriele del Monte, che trasfonde lo spirito tridentino nella diocesi. Succedeva a lui il vescovo Camillo Borghese, poi Paolo V; mentre il canonico della Cattedrale fu poi papa Marcello II. Su questa via della Riforma si pose la Chiesa di Jesi, anche se non sempre la seguì in modo esemplare.

Il ’500 è il secolo della fede popolare con manifestazioni verso la Madonna delle Grazie e i Santi Patroni Settimio, Floriano, Romualdo.

Il ’700 è il secolo in cui, sull'esempio di Roma, Jesi trasforma tutte le strutture edilizie sacre e profane. Nasce la nuova Cattedrale opera del Barigioni. La città è retta dall’oligarchia e la Chiesa cerca di attenuare le tristi condizioni del proletariato cittadino.

La rivoluzione francese spazza via le strutture ecclesiali, recando enormi danni sia alla Chiesa sia alle sue istituzioni, e al suo patrimonio artistico e storico. Per qualche anno la diocesi rimane priva del Vescovo deportato a Milano.

Con la Restaurazione la Chiesa di Jesi ricostituisce le sue strutture e recupera parte dei suoi beni; ma vive le tensioni pre-risorgimentali che a Jesi acquistano particolare virulenza, nonostante grandi vescovi come i cardinali Corsi, Ostini e Morichini.

Con il 1860 l’occupazione militare di Jesi reca con sé, in forma più esasperata che altrove, leggi e decreti che, privando la Chiesa di gran parte delle sue istituzioni e della sua libertà, la emarginano dalla realtà sociale locale; l’arresto del card. Morichini è l’episodio più clamoroso di quel periodo in Italia. La Chiesa non manca però di essere presente e attiva nel campo assistenziale e caritativo. Il Movimento Cattolico è forza propulsiva tra il XIX e il XX secolo.

Il Concilio Vaticano I e poi il II, evidenziando due diverse visioni della Chiesa, hanno creato tensioni preparando la Chiesa Jesina ad affrontare con coraggio, pur nelle grandi crisi sociali del momento, sotto la guida dei suoi vescovi, le possenti problematiche del terzo Millennio.