STEMMA ARALDICO
DEL VESCOVO PAOLO RICCIARDI

Spiegazione simbolico-teologica
Lo stemma è diviso in due campiture, una d’oro e l’altra di rosso: sono i colori della chiesa romana che ha generato alla fede e al sacerdozio il vescovo Paolo. I due smalti richiamano la fede (l’oro), testimoniata fino al martirio (il rosso) nella comunità cristiana delle origini dagli apostoli Pietro e Paolo, patroni di Roma. Non manca poi il richiamo anche alle comunità che don Paolo ha servito come parroco: un riferimento insito nel colore rosso è la carità verso i poveri di santa Silvia, madre di san Gregorio Magno, e l’amore per l’Eucaristia che trafisse come spada il petto di san Carlo da Sezze.
Al centro della composizione, si trova, degli stessi smalti, una spada, simbolo della Parola di Dio, viva ed efficace, che l’Apostolo Paolo, di cui il vescovo porta il nome, come araldo, annuncia ovunque e con tutti i mezzi, facendosi tutto a tutti, fino al martirio, nonostante numerose avversità, fatiche e il pericolo della morte. La spada costituisce lo strumento del martirio dell’apostolo Paolo, secondo la tradizione avvenuto alle Tre Fontane per decapitazione (lo stesso martirio che subì anche san Settimio, patrono di Jesi).
Il giglio, è utilizzato nella Bibbia come figura per indicare il rinnovato rapporto d’amore fra Dio e il suo popolo: il giglio si carica di una forte valenza cristologica. I Padri e i teologi vedranno nel simbolo del giglio un richiamo al Cristo, Sposo della Chiesa. Il giglio è anche il principale emblema della Vergine. Nello stemma del vescovo Paolo esso assume in primo luogo questo significato mariano, con riferimento alla particolare devozione familiare verso l’Immacolata; allude anche a santa Caterina da Siena, alla quale è intitolata la parrocchia romana in cui il vescovo è nato e cresciuto.
Il cedro, albero emblema del Libano, allude alle radici familiari del vescovo da parte della nonna paterna. Numerose sono le caratteristiche del cedro esaltate dalla Bibbia: simbolo di prosperità e di forza, il cedro indica la grandezza e la stabilità che vengono da Dio. Con il legno di un cedro del Libano fu realizzata anche la statua della Madonna di Loreto, a cui è intitolato il Centro Giovanile dell’ultima parrocchia, san Carlo da Sezze, di cui don Paolo è stato parroco.
Il motto, ECCE SPONSUS VENIT, è desunto dalla nota parabola delle Vergini (Mt 25,6). Il Vescovo, immagine di Cristo Pastore e Sposo, è chiamato a gridare con la parola e con la vita la venuta di Cristo perché quanti anelano all’incontro con Lui possano andargli incontro e vivere la gioia della comunione d’amore e di vita con il Signore.



