NOTIZIE

11 settembre 2022

Introduzione all’assemblea diocesana

Benvenuti e grazie. Benvenuti dalle 41 parrocchie, ormai aggregate in 16 unità pastorali. Benvenuti in questa Cattedrale, la chiesa madre della diocesi di Jesi, presente in questo territorio dal IV secolo, fondata dal Vescovo e martire Settimio.

Benvenuti tutti cristiani comuni, preti, diaconi, persone sposate e persone consacrate. Si potrebbe riassumere con il termine “artigiani di comunità”.

Benvenuti dopo un anno in cui abbiamo cercato di chiederci: come rinnovare la Chiesa? Come far sì che sia Chiesa sinodale cioè partecipata, in comunione e in missione?

Dal maggio ’21 il Papa ha chiesto alle Chiese italiane di mettersi in stato di ascolto. Il 17 ottobre anche la Chiesa di Jesi ha aperto questa fase di consultazione e di esercizio.

In questo primo anno (2021-22) abbiamo vissuto un confronto a tutto campo sulla Chiesa, percorrendo le tracce proposte dal Sinodo dei Vescovi; nel secondo anno (2022-23), come già chiese il Papa a Firenze, ci concentreremo sulle priorità pastorali che saranno emerse dalla consultazione generale come quelle più urgenti per le Chiese in Italia. Prima ancora dei documenti, sarà questa stessa esperienza di “cammino” a farci crescere nella “sinodalità”, a farci vivere cioè una forma più bella e autentica di Chiesa.

Non veniamo da un altro pianeta. Il dopo Concilio (1962-65) anche nella nostra diocesi è stato vissuto con entusiasmo cercando di conoscere e di mettere in atto i documenti e le riforme.

Negli anni 80-85 abbiamo vissuto il sinodo diocesano che portava questo titolo: “Per una Chiesa di comunione e di servizio, in novità di vita”. Contemporaneamente le parrocchie si dotavano dei Consigli pastorali, i laici studiavano teologia (il primo corso diocesano è stato nel 1979), arrivavano una quarantina di insegnanti di religione, preparati negli istituti, negli stessi uffici erano ormai presenti persone competenti, la commissioni pastorali si mettevano in ascolto e facevano proposte, nelle case sono entrati decine di ministri della comunione, la pastorale familiare è diventata come il terreno comune di accompagnamento, ecc. Tutto questo mentre il mondo stava cambiando e di molto. Un cambio di epoca.

Allora: questo non basta per una Chiesa sinodale? Facciamolo dire al Papa. «Ci sono molte resistenze a superare l’immagine di una Chiesa rigidamente distinta tra capi e subalterni, tra chi insegna e chi deve imparare, dimenticando che a Dio piace ribaltare le posizioni: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc 1,52), ha detto Maria. “Il sensus fidei qualifica tutti nella dignità della funzione profetica di Gesù Cristo (cfr. Lumen gentium, 34-35), così da poter discernere quali sono le vie del Vangelo nel presente. Non può esserci sensus fidei senza partecipazione alla vita della Chiesa, che non è solo l’attivismo cattolico, ci dev’essere soprattutto quel “sentire” che si nutre dei “sentimenti di Cristo” (Fil 2, 5)» (Roma, 18-IX-2021).

Dunque è questione di fare esercizi di sinodalità, non documenti. Questione di stile sinodale. È un bel dono che facciano a noi stessi, alla Chiesa e al mondo se dialoghiamo, ci ascoltiamo, se gareggiamo nello stimarci a vicenda (Rm 12,10). Per ultimo: siamo entrati lavandoci le mani. No. portiamo dentro qui dentro le fatiche e le gioie, le speranze e anche le tensioni che viviamo. Non laviamoci le mani.

Don Mariano Piccotti, vicario per la pastorale

 

Indice Sinodo