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5 aprile 2023

Il messaggio pasquale del vescovo di Jesi mons. Gerardo Rocconi

DIO È FEDELE! NOI POSSIAMO SPERARE

Giunti alla Pasqua del 2023, ancora una volta ci facciamo gli auguri: auguri veri, sentiti, perciò necessariamente accompagnati da una riflessione, proprio per sottolineare quale spessore devono avere. È la seconda Pasqua che viviamo con la terribile guerra combattuta fra Russia e Ucraina; una guerra accompagnata da tanti altri conflitti in tutto il mondo. E a questo si aggiungono le difficoltà economiche e una miseria crescente in varie parti del mondo, cosa che comporta fra l’altro la sofferenza e spesso la morte di tanti che emigrano per cercare un futuro migliore.

Per non ridurci a una serie di piagnistei, ho voluto riprendere il messaggio per la Giornata della Pace di Papa Francesco. In questo messaggio offerto al mondo il primo gennaio 2023 il Papa, in maniera quasi spietata, ha fatto, sì, una analisi della situazione nel mondo, ma soprattutto ha esordito così: «Anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e difficile dell’ingiustizia e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con tenerezza, ci sostiene nella fatica e, soprattutto, orienta il nostro cammino».

Queste parole del Papa sono un invito a «restare svegli, a non rinchiuderci nella paura, nel dolore o nella rassegnazione, a non cedere alla distrazione, a non scoraggiarci ma ad essere invece come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell’alba, soprattutto nelle ore più buie».

Lo sappiamo che l’aria che si respira in mezzo alla gente è decisamente pesante. Tutti avvertono la durezza del momento, rispondendo spesso con una rassegnazione che non lascia spazio alla speranza. A questo si aggiunge una litigiosità esasperata, a tutti i livelli, che ha come conseguenza una delegittimazione reciproca.

In tutto questo, noi credenti abbiamo il compito di tenere viva la speranza così come il Papa suggerisce. Cosa fare?

Il Vangelo di Giovanni ci racconta così il rinvenimento della tomba vuota da parte di Maria di Magdala: «Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro». L’esperienza di Maria è ciò che ogni credente è chiamato a vivere. Siamo al mattino, sta per iniziare il giorno: l’annotazione di Giovanni, come sempre nel suo Vangelo, non è solo di carattere temporale. Sta per iniziare il giorno, siamo cioè nell’imminenza di una grande novità, sta per arrivare una sorpresa meravigliosa… ma è ancora buio, cioè nel cuore di Maria di Magdala (e nel nostro) c’è la notte. È una notte in cui sta per fare irruzione una luce e il primo segno è la pietra ribaltata, che da sola ancora non dice nulla, ma che poi diventerà il segno della novità che arriva.

Questo è il modo con cui i credenti sono chiamati a stare nel mondo: come tutti, hanno il buio nel cuore, vedono quello che vedono tutti, vedono le tragedie come tutti, ma sanno che incombe un nuovo giorno, dove il grido sarà: Cristo è risorto, è iniziata una nuova creazione!

E quella pietra ribaltata è il primo dei tanti segni che è accaduto qualcosa di grande. Il Signore è risorto e vive in mezzo a noi! Certo, bisogna avere il coraggio di entrare in questa nuova creazione.

Spesso, infatti, si ama restare nel vecchio, spesso non si fa posto al Vivente, non si rimane in lui, le sue parole non rimangono in noi, non si ha il coraggio di volare alto, si vive la vita senza uno slancio e allora non può essere vissuta la gioia e la pace che il Signore promette.

La speranza nasce da un incontro con il Risorto. Ma la possibilità di questo incontro è un dono, un dono che il Signore vuole fare a tutti a condizione che gli si lasci spazio, vivendo scelte umane e non bestiali, facendogli posto in una preghiera che è accoglienza e scommessa, vivendo la carità e il dono, permettendogli di sussurrare parole che vanno diritte al cuore come quelle di due innamorati.

Diciamocelo Buona Pasqua, certamente. Ma non dimentichiamo che la nostra Pasqua è Cristo Risorto. Non possiamo pretendere di dire Buona Pasqua senza di lui, facendo scelte lontano da lui, scegliendo volontariamente il buio e la morte, confondendo i diritti con il proprio brutale egoismo, pretendendo di trovare la pace solo con la forza delle armi.

Maria è il modello della speranza “nonostante tutto”. Lei, pur nella terribile sofferenza ai piedi della croce e nel silenzio del sabato Santo, non si è lasciata abbattere, non ha ceduto, è restata in piedi (Stabat Mater dolorosa): pur non comprendendo, ha mantenuto la certezza che le meraviglie di Dio non erano finite e che il Signore avrebbe dato la sua risposta luminosa oltre ogni attesa. Per questo, pur nel dolore, il suo cuore era nella pace.

A questo siamo chiamati noi credenti: vediamo quello che vedono e vivono tutti, ma noi sappiamo che il nostro Dio è fedele e non deluderà: ci chiede solo di essere a Lui fedeli.

Buona Pasqua!

 

 

La settimana santa e la Pasqua del Vescovo

Mercoledì 5 aprile
Ore 10: Casa di Riposo comunale, S. Messa
Ore 18.30: Duomo, S. Messa Crismale

Giovedì Santo, 6 aprile
Ore 18.30: Duomo, S. Messa nella Cena del Signore
Ore 21.30: Santuario delle Grazie, Sacra Rappresentazione

Venerdì Santo, 7 aprile
Ore 10 - 12: Duomo, a disposizione per le Confessioni
Ore 17-18.30: Duomo, a disposizione per le Confessioni
Ore 18.30: Duomo, Commemorazione della Morte del Signore
Ore 21.15: Via Crucis per le vie del Centro

Sabato Santo, 8 aprile
Ore 16 - 19: Duomo, a disposizione per le Confessioni
Ore 22: Duomo, Veglia Pasquale

Domenica 9 aprile, Pasqua
Ore 10.15: Ospedale, S. Messa
Ore 12: Santuario delle Grazie, S. Messa
Ore 18: Duomo, Vespri e S. Messa