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25 maggio 2020

Dalla Messa… alla vita

Quali conseguenze ha per la nostra vita partecipare alla S. Messa, cioè celebrare l’Eucaristia? Questo incontro che ci rende contemporanei di Gesù e nel quale possiamo mangiare la sua carne offerta in dono, quali ricadute deve avere sulla vita? E qui possiamo solo balbettare, possiamo dire solo un’infinitesima parte di ciò che il Signore vorrebbe fare di noi. Ma qualcosa tentiamo di dire. E allora fra le mille conseguenze per la vita che sorgono dal celebrare la S. Eucaristia, ne scelgo quattro.

* La prima grande conseguenza è l’immensa dignità dell’uomo. C’è un bellissimo libro di Padre Raniero Cantalamessa, intitolato così: L’Eucaristia nelle nostre mani. P. Raniero parte da una domanda: Perché nel Sacramento dell’Eucaristia ci sono due segni, il pane e il vino? I fedeli per lo più si comunicano solo con il segno del pane e l’incontro con Gesù è completo. In qualche caso qualcuno si comunica solo con il segno del vino, e anche lì la comunione è completa. Allora perché due segni? E P. Raniero commenta: Il significato del segno del pane è che Gesù nell’Eucaristia vuole darci in dono la sua vita, per dare forza a tutto il bello che è in noi. Il Signore nell’Eucaristia sostiene la nostra fatica, il nostro impegno, la nostra capacità di servire e amare, l’impegno dell’evangelizzazione, insomma l’Eucaristia è sorgente di vita per chi la riceve.

Ma allora qual è il significato del segno del vino? Sul vino vengono dette le parole: Questo è il mio sangue sparso… In altre parole attraverso il segno del vino Gesù vuol dire che nell’Eucaristia egli ci dona la sua morte, valorizzando così la nostra morte e tutto ciò che richiama la morte: malattia, sofferenze, sconfitte, tragedie, umiliazioni… In altre parole vale quanto spesso ci dice il Papa: C’è da superare la cultura dello scarto. Perché? Perché Gesù valorizza anche quello che il mondo considera uno scarto. Per cui risulta così vero quando san Paolo afferma che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio, proprio perché nell’Eucaristia tutto riceve significato, anche ciò che il mondo vorrebbe evitare e considera da buttare. Guardando l’Eucaristia non esiste più uomo di serie B, non esiste più schiavo o libero, uomo o donna, ma tutti siamo uno in Cristo (cfr. Col 3,11). Non è questo il luogo per approfondire ulteriormente questa affermazione. Ci basti comprendere che dall’Eucaristia ogni uomo, anche l’ultimo in tutti i sensi, acquista una dignità immensa.

* Ed ecco una seconda conseguenza che vogliamo sottolineare allorché si celebra la S. Eucaristia. Dice san Paolo: Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane (1Cor 10,1). Qui l’immagine usata è quella del corpo. Pietro usa un’altra immagine: Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale (1Pt 2,4-5). La Vita Nuova che nasce nel Battesimo, portata a compimento nell’Eucaristia, ci permette di costruire la Chiesa, comunità che è il corpo del Signore e, pertanto, siamo chiamati a vivere nel mondo da risorti, seguaci del Risorto.

Ecco perché dalla mensa eucaristica si è catapultati nella vita, nella vita ecclesiale e nella vita in mezzo agli uomini, per essere ovunque segni vivi della presenza di Gesù; per essere donne e uomini che vivono nel dono di se stessi, così da essere pietre vive per costruire l’edificio che è la Chiesa e per essere membri di una umanità rinnovata che sempre cerca vie di riconciliazione e di solidarietà.
Questa grazia che Gesù dona è fondamentale nel costruire una comunità vera, la Chiesa, e di costruire un mondo dove possa nascere la civiltà dell’amore.

* Strettamente legata a quanto appena detto c’è una terza conseguenza che nasce dal celebrare la S. Eucaristia.
Se l’Eucaristia è corpo di Cristo donato, chi ne mangia diventa come Cristo, è assimilato a lui, è chiamato ad amare, la sua vocazione è una vocazione all’amore, è chiamato a fare dono della sua vita.

E questo sicuramente è l’aspetto più impegnativo dell’Eucaristia. Nutriti di Cristo, assimilati a Cristo, “Cristificati”, si è chiamati a ragionare come Cristo, a ragionare nella logica della carità. L’indifferenza, il non accorgersi delle sofferenze altrui, girare il volto di fronte alle richieste di aiuto, il non percepire il dramma delle vite che non vengono soccorse o addirittura che vengono eliminate, tutto ciò contraddice l’Eucaristia. Non per niente saremo giudicati sull’amore: non sulle chiacchiere riguardanti l’amore, ma sull’amore vissuto o non vissuto concretamente: Avevo fame, avevo sete, ero straniero, ero nudo, ero solo, ero malato, ero carcerato (cfr Mt 25,35-36). I fatti del mondo le grandi tragedie, le enormi sofferenze degli uomini, il disprezzo della vita, la corruzione che impoverisce i più poveri, interpella ogni uomo di buona volontà, ma in modo particolare chi riceve l’Eucaristia.

* Solo per motivi di spazio voglio concludere con una quarta conseguenza che nasce dal celebrare la S. Eucaristia. L’Eucaristia è reale presenza del Signore morto e risorto. Ovviamente non è l’unica presenza reale (la parola di Dio, la Chiesa, il sacerdote, il credente… sono tutte realtà in cui la presenza di Gesù è reale), ma sicuramente è la presenza più ricca e più profonda, è una presenza sostanziale. Questo significa che deve esistere un culto eucaristico anche al di fuori della Messa. Preghiera, adorazione, contemplazione: sono cose da non tralasciare. Quanti problemi sarebbe possibile risolvere davanti all’Eucaristia! Quanta pace il nostro cuore in subbuglio potrebbe ritrovare fermandosi in adorazione davanti all’Eucaristia! E quanti doni potremmo avere dal Signore se fossimo capaci di sostare davanti all’Eucaristia.

È l’invito con cui voglio concludere: impariamo a trovare, (magari fosse ogni giorno!), un momento per fare una visita al Signore che ci attende per consolare, incoraggiare, sostenere, ascoltare, riempiere il cuore di pace. Non è tempo perso quello trascorso davanti alla SS. Eucaristia in adorazione. È tempo prezioso dove il Signore non lascia mai delusi.

Jesi, 24 maggio 2020

+ Gerardo Rocconi, Vescovo