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28 settembre 2018

Omelia del vescovo Gerardo Rocconi
nella festa del patrono san Settimio

Risuonano ancora le parole attorno alle quali è stato costruito tutto il concerto testimonianza di ieri sera, parole tratte dal salmo 139: Sei tu che mi hai creato. E mi hai tessuto nel seno di mia madre. Tu mi hai fatto come un prodigio. Le tue opere sono stupende e per questo ti lodo.
Ancora una volta in questa festa di famiglia vogliamo metterci davanti al Signore esprimendo la nostra gratitudine per tutte le meraviglie che lui sta facendo nella nostra comunità. Un prodigio è san Settimio con la forza della sua testimonianza, un prodigio siamo ciascuno di noi che attraverso percorsi non sempre facili siamo arrivati alla fede. Sì, perché la prima meraviglia che il Signore ha compiuto è quella di averci donato la fede. Siamo figli amati, figli preziosi, figli che nonostante le nostre proteste e le nostre fughe, egli mai abbandona. Ecco la fede. Ringrazio il Signore per tutti coloro che, consapevoli di essere stati raggiunti dal Signore, operano per annunciare il Vangelo, testimoniando, nella semplicità, a tutti gli sfiduciati che in Gesù siamo come un prodigio. È quel lievito nascosto che non fa parlare di sé, ma è sicuramente l’aspetto che più conta.

Ogni tanto arrivano dei doni speciali, immeritati. Ringrazio il Signore per Andrea che a giugno è diventato sacerdote, per Federico che è diventato diacono e per Natalia che si è consacrata nell’Ordo Virginum.
Grazie per i tanti fedeli generosi, grazie per i sacerdoti e i diaconi, grazie per coloro che sono incamminati verso il sacerdozio, grazie per i 25 anni di sacerdozio di don Marco.
Ancora sentiamo il peso per la morte di don Nello avvenuta pochi giorni fa. Ma anche qui dobbiamo metterci in un atteggiamento di profonda fiducia. Lo abbiamo detto più volte: tutto concorre al bene, anche quello che non capiamo, per coloro che amano il Signore.

Quest’anno un grazie particolare sento di doverlo rivolgere al Signore per l’attività estiva con i nostri giovani e ragazzi: un’attività intensa, anche numericamente. Voglio sperare che al numero corrisponda la qualità di ciò che è stato proposto.
Un grazie, al Signore, poi, per il meraviglioso pellegrinaggio dei giovani: un pellegrinaggio a piedi di sette giorni che poi si è concluso a Roma con gli altri 90mila giovani che hanno incontrato il Papa. E il Papa a quei giovani ha chiesto di portare avanti un sogno, di pensare in grande, di non avere paura di spendersi per il Signore.
Ora, nel tempo che abbiamo davanti, è necessario avere un’attenzione particolare rivolta proprio a loro, ai giovani. E noi adulti, tutti, sacerdoti, famiglie, educatori: tutti siamo chiamati a essere uno strumento docile nelle mani del Signore affinché i giovani scoprano di essere quel prodigio che Egli vuole realizzare.

In questa festa del nostro patrono, dobbiamo anche chiederci qual è il messaggio che san Settimio ci lascia. È un messaggio chiaro: egli, missionario, pastore e martire ci chiede di prendere a cuore questo nostro mondo, questa nostra terra e offrire il dono più bello che abbiamo: il Vangelo, la fede.

La figura meravigliosa di san Settimio vescovo, pastore, martire, necessariamente chiede di volgere lo sguardo anche sui nostri pastori.
Interroghiamolo, allora, san Settimio, per capire cosa dice a noi pastori, affinché la comunità sia servita, incoraggiata, esortata, educata, accompagnata in questo cammino di fedeltà.

San Settimio, di origine germanica, dopo varie vicende arriva a Roma con l’intento di annunciare con maggior intensità il Vangelo. A Roma, consacrato vescovo, accoglie la missione che gli viene affidata da papa Marcello: quella di portare il Vangelo in questa terra; e qui fonda la Chiesa e la feconda con il suo sangue, poiché accetta il martirio, non volendo venir meno nella fedeltà al Signore Gesù…
Cosa lo ha guidato? Quale pensiero lo ha accompagnato? Sicuramente ha compreso che la sua vita era guidata dall’amore di Dio e a questo amore ha inteso corrispondere: e di lui il Signore ha fatto un prodigio, anzi una storia di prodigi se noi oggi siamo il frutto di quel seme piantato 1700 anni fa.

San Settimio primo vescovo e modello di noi pastori. E allora, poiché è utile a noi pastori, ma è utile anche a voi fedeli per capire con quale occhio guardare i vostri sacerdoti, voglio ricordare quanto il Papa diceva ai vescovi una decina di giorni fa, parole che vanno benissimo per tutti i sacerdoti.
«In questi tempi – iniziava il Papa – sembra che il Grande Accusatore, il demonio, si sia sciolto e ce l’abbia con i pastori, cercando di svelare i peccati, per scandalizzare il popolo».

La forza del vescovo e di ogni sacerdote contro il Grande Accusatore è la preghiera. Anzitutto la preghiera di Gesù, suggerisce il Papa. Infatti, scrive l’evangelista Luca: «Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio». E dopo aver pregato, dice ancora Luca, Gesù sceglie i dodici. È Gesù, insomma che sceglie i dodici e i pastori di tutti i tempi.
Infine, commenta ancora l’evangelista, Gesù dopo aver pregato e aver scelto i pastori si tuffa in mezzo alla gente. Proprio queste tre sono le dimensioni dell’Ufficio dei vescovi e di ogni pastore: pregare, essere consapevoli di essere scelti e stare con il popolo. Riprendiamole velocemente queste tre caratteristiche.

Gesù prega, e prega per i pastori. È la grande consolazione che un sacerdote ha nei momenti brutti: Gesù prega per me. Del resto Gesù lo ha detto esplicitamente a Pietro: «Io pregherò per te, perché la tua fede non venga meno».
Il Pastore trova consolazione e trova forza in questa consapevolezza che Gesù prega per lui, sta pregando per lui. E questo lo porta a sua volta a pregare. Infatti, aggiunge il Papa, il pastore è necessariamente un uomo di preghiera.
Pietro aveva questa convinzione quando annuncia al popolo il compito degli apostoli: «Nostro compito – dice – è la preghiera e l’annuncio della Parola». Fondamentalmente questo.
In questo modo i Pastori sanno di essere custoditi dalla preghiera di Gesù, e questo li porta a pregare. È il loro il primo compito. Pregare per se stessi, pregare per il popolo di Dio.

La seconda dimensione della vita dei sacerdoti è che Gesù “scelse” i dodici: non sono loro a scegliere.
Il pastore fedele questo lo sa bene. Sa che non è lui a scegliere Gesù, ma è Gesù che ha scelto lui. E questa certezza di essere stato scelto, permette al sacerdote di intavolare con il Signore un dialogo di questo tipo: «Tu hai scelto me, che sono poca cosa, che sono peccatore. Ma proprio per questa umile consapevolezza sento il tuo sguardo, Signore Gesù, sulla mia esistenza e questo mi dà la forza». E anche qui potremmo dire: Mi hai fatto come un prodigio e da te sorretto nulla mi spaventa!
Ecco chi è il pastore, dice il Papa: è «uomo di preghiera, uomo che si sente scelto da Gesù».

Aggiunge. Il sacerdote è uomo che non ha paura di scendere dal monte ed essere vicino al popolo. Il pastore non si allontana mai dal popolo; anzi, sa che dal popolo è sostenuto.
Ecco il vero pastore che imita il buon pastore: resta vicino al popolo, non usa atteggiamenti quali l’arroganza e la mondanità, che lo allontanano dalla gente. Non va a cercare rifugio da chi conta. E il popolo di Dio ama i suoi pastori quando questi vivono così.
«Uomo in mezzo al popolo, uomo che si sente scelto da Dio e uomo di preghiera: questa è la forza del pastore», ha aggiunto il Papa.

Ci fa bene ricordarlo in questi tempi in cui sembra che il Grande Accusatore ce l’abbia con i pastori, ha ripreso il Papa a conclusione.
Certo, ci sono terribili peccati che è giusto che vengano alla luce. Ma il popolo di Dio non rimarrà schiacciato dallo scandalo quando vede i pastori a lui vicini che cercano forza nella preghiera di Gesù, pregano intensamente per se stessi e per i fedeli, sono umili e gioiosi nel sentirsi scelti e destinatari della fiducia del Signore, rimangono sempre vicino al popolo di Dio, senza rincorrere una vita comoda e mondana.

E voi, carissimi fedeli, sostenete i vostri sacerdoti con un’intensa preghiera, vedete in loro un dono grande che il Signore vi ha fatto, e date alla Chiesa il calore di una famiglia.
Che tutto ciò si realizzi anche per l’esempio e l’intercessione di san Settimio. Amen.

Jesi, 22 settembre 2018