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27 aprile 2018

Non uccidete Alfie e Vincent!

Non uccideteli! Era un’invocazione e una speranza. E invece no, la sera del 23 aprile ore 21.30 hanno staccato il respiratore ad Alfie. Nel momento in cui scrivo (ore 8 del 24 aprile), dopo dieci ore dal distacco, Alfie è ancora vivo: sembra che i genitori hanno praticato la respirazione bocca a bocca nel disperato tentativo di non farlo morire e nella speranza che ci sia ancora un margine di tempo per fare scelte diverse. Gira una foto in cui si vede in braccio ai suoi mentre respira da solo.

Lo scorso 18 aprile, durante l’udienza generale, il Papa ha rivolto un appello per salvare la vita di Vincent Lambert, francese, papà 42 anni, e di Alfie Evans, un bambino inglese di due anni. No, non si tratta di due criminali per i quali si supplica la grazia; si tratta di due persone innocenti, bisognoso il primo di essere nutrito e il secondo di essere nutrito e ventilato.

Però i tribunali dicono che per il loro bene bisogna… ucciderli per fame e asfissia.

So che dà fastidio un certo linguaggio, ma ci sono dei momenti in cui le cose vanno chiamate per nome. E allora bisogna dire che delle persone che non hanno la dignità di uomini, anche se portano camice bianco e toga, decidono di porre fine alla vita del piccolo Alfie. Osservando una disumana legge.

La cosa è tanto più grave perché qui non abbiamo genitori o coniugi che chiedono che a questi malati venga staccato tutto perché così possono finire le sofferenze di tutti. No, qui abbiamo i familiari che si oppongono con tutte le forze a questa sentenza capitale, da eseguire per il bene superiore del malato. Insomma si vuol far passare una eutanasia d’ufficio, senza che nessuno la chieda.

Ringrazio immensamente Papa Francesco che ha parlato chiaramente. E ha parlato ancora il 23 aprile.

Lo Stato Italiano a sua volta ha concesso la cittadinanza ad Alfie nella speranza che ci fosse la possibilità di trasferirlo in Italia. Ma nemmeno questo è stato possibile. «Per il suo bene», Alfie deve essere soppresso e basta.

Mercoledì 18 scorso, prima dell’udienza generale in piazza San Pietro il Papa aveva accolto i genitori del piccolo Alfie e si era intrattenuto con loro; poi nell’udienza il Papa ha lanciato l’appello dove fra l’altro ha detto: «Attiro l’attenzione di nuovo su Vincent Lambert e sul piccolo Alfie Evans, e vorrei ribadire e fortemente confermare che l’unico padrone della vita, dall’inizio alla fine naturale, è Dio! E il nostro dovere, il nostro dovere è fare di tutto per custodire la vita».

Il papà di Alfie aveva fatto pervenire al Papa una lettera, lunga e toccante: voglio ricordarne appena alcuni passaggi: «Sono consapevole che la morte di mio figlio forse non è lontana. So che il Paradiso lo sta aspettando. Ma sono anche consapevole che la sua vita è preziosa davanti agli occhi di Dio e che Alfie stesso ha una missione da compiere. Forse la sua missione è mostrare al mondo intero la crudeltà che sta dietro le parole del giudice che ha dichiarato che la vita di Alfie è “futile”, sostenendo così la stessa posizione dell’ospedale che vuole che mio figlio muoia per soffocamento. Non sono un dottore, ma posso vedere che mio figlio è vivo. Per mesi ho chiesto all’ospedale di permetterci di trasferire il figlio mio e di Kate, il figlio di Dio, all’ospedale del Papa… fino a quando Alfie avrà completato il suo viaggio. Secondo me [quello che intendono fare] è eutanasia e noi non vogliamo che si lasci morire nostro figlio in questo modo… come Charlie Gard. Bambini ormai considerati come un peso dallo Stato perché sono malati perciò inutili, improduttivi e costosi…».

La decisa presa di posizione del Papa, comunque, va oltre le due persone che ha ricordato. Purtroppo spesso le parole del Papa vengono equivocate. Sappiamo come siano state strumentalizzate le sue affermazioni in ordine al rifiuto dell’accanimento terapeutico. Il Papa con questo appello ci ha ricordato che ventilazione, idratazione, alimentazione non possono essere considerati farmaci e quindi la loro somministrazione non è mai da considerarsi accanimento terapeutico e pertanto resta doverosa, attendendo che sia il Signore ha stabilire quando una vita deve finire.

È preziosa è la vita, tutta, sempre. Non solo la vita allo stadio iniziale o la vita al tramonto o la vita malata. Tutta la vita, in ogni sua fase va custodita e difesa. Per questo voglio riprendere alcuni pensieri che avevo scritto nel messaggio di Pasqua, per intenderci quel messaggio che ha suscitato un po’ di scalpore, dove ricordavo i quasi 90.000 figli che nel 2016 sono stati uccisi prima di nascere. Invitavo anche a pensare alle tante altre assurde scelte di morte che si stanno facendo. Pensiamo, pertanto, al mezzo milione di morti in Siria e ai due milioni di feriti. Pensiamo che solo uno dei 107 missili lanciati recentemente in Siria costa più di un milione di dollari, soldi distratti da un vero progresso e da una vera lotta alla fame. Pensiamo alle tante guerre nei vari punti della terra. Pensiamo alle persecuzioni religiose e al tentativo di eliminazione delle minoranze. Pensiamo a tanta violenza gratuita. Pensiamo alle violenze sulle donne, alle uccisioni in Italia di una donna ogni tre giorni.

Ci fermiamo qui per dire che la vita va amata, custodita, difesa sempre: se si fanno eccezioni, ritenendo che la vita in qualche caso possa essere uno scarto o un rifiuto, allora piano piano saranno sempre di più quelli che rimangono sotto l’asticella, man mano che questa si alza.

Le cose sono troppo gravi e uccidere è la cosa più grave che c’è: non si può tacere e tanto meno aver paura di disturbare.

+ Gerardo Rocconi, Vescovo

Nella foto Siciliani-Gennari/SIR la veglia del 26 aprile in Piazza San Pietro per Alfie Evans