NOTIZIE

9 maggio 2017

«Quanto è accaduto è qualcosa di straordinario… il Signore Gesù ha fissato lo sguardo su di me e mi ha scelto come sua Sposa! Ho sperimentato la bellezza di seguire il Signore che è fedele. Oggi è il punto di partenza di questa bellissima storia d’amore che il Signore vuole costruire con me. Adesso entrate in gioco voi, perché Gesù non vuole che cammini da sola, per questo mi ha posto all’interno della Chiesa, in modo particolare in questa Diocesi di Jesi che amo». Marta, a conclusione della partecipata celebrazione del 29 aprile in Cattedrale, ha rivolto un pensiero a quanti hanno avuto un ruolo importante nella sua storia.

 

La consacrazione di Marta nell’Ordo Virginum

L’omelia del Vescovo Gerardo

É sempre bello ascoltare questo brano del Vangelo (“I discepoli di Emmaus” (Lc 24,13-35) ndr). Un episodio sempre suggestivo. In questo testo, del resto, leggiamo una metafora della vita. Per questo ci coinvolge e ci infonde speranza. Ci fa sentire il nostro cammino meno difficile, ci assicura una presenza, la presenza del Risorto.

Certo, questo brano ci invita a interrogarci su quei due discepoli che così bene ci rappresentano e rappresentano le nostre solitudini, le nostre delusioni, le nostre tristezze, le nostre sconfitte, ma poi anche la nostra gioia e la nostra speranza. Questo episodio presentato con così tanta enfasi doveva avere un significato forte nella mente dell’evangelista. È l’evangelista Luca che ci invita a guardare quei due. Ma in particolare ci mette una curiosità: chi è quel discepolo di cui non si dice il nome? Che motivo c’è per non dire il nome? Quasi Luca ci invita ad andare a scoprire chi è.

E allora stasera voglio soffermarmi proprio su quel discepolo innominato. Uno è Cleopa… e l’altro? Tante sono le ipotesi. Una di queste ipotesi dice che si tratta di una donna. Sì, è una donna. Ma come si fa a dirlo? Attraverso alcuni indizi.

Anzitutto non si dice il nome. Non nascondiamoci il fatto che secondo la cultura del tempo la donna veniva messa in secondo piano.

Quel discepolo innominato ha qualcosa da dire. Tant’è che l’evangelista dice che insieme rispondono. Ma se era una donna non doveva entrare nel dialogo di due uomini. Ha qualcosa da dire. Parlano a una sola voce, ma in realtà sta zitta per lei, anche per lei, parla Cleopa. Tutto questo ci fa concludere che è verosimile che sia una donna. Ma se è una donna, sempre per la cultura del tempo, non può che essere la moglie di Cleopa, quindi Maria, una delle donne che stava ai piedi della croce: appunto, Maria di Cleopa.

E allora ci troviamo di fronte ad una famiglia… E Luca, l’evangelista della Chiesa, soprattutto negli Atti degli Apostoli, ci presenta una famiglia che fa l’esperienza di Gesù risorto. Una famiglia che ha seguito Gesù, che sta perdendo la fiducia, ma che ora lo ritrova.

Ma noi sappiamo che la famiglia è figura fondamentale della chiesa: non per niente oggi chiamiamo la famiglia con il nome di Chiesa che vive nelle mura domestiche. Pertanto Luca, accanto all’incontro di Gesù con i dodici, ci parla, attraverso questo episodio, dell’incontro di Gesù con la Chiesa, rappresentata da questa famiglia.

Ci dice come la Chiesa può fare l’esperienza di Gesù risorto.

Il racconto dei discepoli di Emmaus potremmo intitolarlo così: La chiesa che sta nascendo e la chiesa di tutti i tempi incontra il risorto.

La Chiesa nella sua storia vivrà momenti bui, difficili, momenti di tristezza, di solitudine. Ma sempre potrà di nuovo incontrare il Signore risorto.

In questo episodio allora dobbiamo vedere quale sarà il cammino della Chiesa nella storia e come, sempre, potrà fare esperienza di Gesù, il vivente.

La Chiesa, pertanto, non dovrà perdere alcune certezze.
• La prima certezza che la Chiesa ha è questa: essa sa che nei momenti difficili del suo pellegrinaggio terreno è sempre accompagnata da Gesù
• La Chiesa sa che sempre è sostenuta dalla Parola di Gesù
• E soprattutto la Chiesa sa che la Parola di Gesù le scalda il cuore, per cui sempre vive nella pace, perfino nelle persecuzioni.
• Inoltre la Chiesa sa che è necessario che una preghiera fiorisca sempre sulle sue labbra: Resta con noi, Signore: è sera!
• Ma soprattutto la Chiesa sa che il momento più intenso della sua vita, il momento in cui più facilmente può riconoscere il suo Signore e sposo è nella celebrazione dell’Eucaristia.
• E la chiesa sa che, in maniera misteriosa, ma non per questo meno vera, può contemplare il volto di Cristo, anzi sa che può imprimere in sé stessa il volto di Cristo.
• E proprio per questa esperienza la Chiesa non può che essere missionaria, cioè deve correre per portare l’annuncio: Gesù è vivo. Lo abbiamo incontrato. E lungo tutta la storia la Chiesa non farà che imitare quei due che corrono da Emmaus a Gerusalemme, e lo farà in tutte le strade del mondo.

Carissima Marta, con la consacrazione odierna tu scegli di diventare segno vivo e visibile della Chiesa sposa.

Se la famiglia è figura della Chiesa, anche tu da oggi sei sposata e sei segno vivo della Chiesa sposa: questo Vangelo pertanto ti appartiene in modo tutto particolare. Questo Vangelo deve essere un punto di riferimento forte per te.

E allora dovrai richiamare per te stessa quelle certezze che sono appunto le certezze della Chiesa e che ho appena elencato. Pertanto
* Ricorda che sempre il Signore, il Vivente, ti è vicino come sposo pieno di tenerezza e attenzione per te.
* Sempre il Signore continuerà a parlarti e a dirti parole piene di dolcezza se tu lo seguirai dovunque egli vada e se il tuo cuore, come terreno buono, saprà accogliere la sua Parola.
* Come per la Chiesa intera, la SS.ma Eucaristia dovrà essere il centro della tua vita e soprattutto nell’adorazione eucaristica ti sarà dato il dono di contemplare il volto di Gesù. Quello stesso volto, però che dovrai contemplare anche negli ultimi e nei ragazzi e giovani che ti sono affidati.
* Quanto stiamo dicendo ha delle conseguenze concrete nella tua vita, delle scelte che tu dovrai ben definire nella tua regola di vita che sei oggi chiamata a riscrivere.

Permettimi di ricordarti alcuni passaggi che dovranno essere presenti nella tua regola di vita:
• Anzitutto cerca la compagnia di Gesù, vero tuo sposo. Ti metterà l’anello fra poco. Cercalo nella gioia, ma anche nella fatica.
• E ogni tanto lo sposo, per ravvivare la tua fede, permettimi di dirtelo, per ingelosirti, si nasconderà. Anche questi sono momenti di grazia. Allora non guardarti attorno, non cercare compensazioni, grida come la sposa del Cantico, grida e digli: Resta con me. Manifesta il tuo volto. Il tuo volto io cerco.
Appunto, il volto. E dove cercherai questo volto: te l’ho già detto, ma amo ripetetelo, tanto è importante: cercalo nella celebrazione eucaristica, ma poi come conseguenza, nella preghiera di adorazione eucaristica. Ama questa forma di preghiera. E lo troverai nel meditare e nell’accogliere la sua Parola.
• Fino al punto che questo volto si imprima del tuo cuore. Fino al punto che il tuo volto esprima il volto di Gesù, fino al punto che il tuo volto si sovrapponga al volto di Gesù. Sì, carissima Marta, che i fratelli possano riconoscere nel tuo volto, il volto di Gesù.
• Come i discepoli di Emmaus, anche tu sei chiamata a correre per dire che Gesù è vivo. Corri da coloro che il Signore ti affida, in particolare dai ragazzi e giovani che incontri nel tuo servizio.
• Come quelle prime donne corri anche dagli apostoli di oggi: senza paura. Deve infatti parlare prima la vita che la voce.
• Come farai? Come indicherai Gesù? Basteranno poche parole, forse nessuna, se il volto di quel Gesù che tu ami e contempli potrà essere visto sul tuo volto e nella tua vita semplice, sobria, serena, pacifica, generosa.
• Carissima Marta: il volto di Gesù! Si sovrapponga al tuo volto. I tuoi occhi, la tua serenità, la tua gioia, le tue parole, la tue espressioni, la tua tenerezza, tutto lasci intendere che è Gesù che guardiamo.

***

Una parola vorrei dirla a voi carissimi fedeli: al popolo di Dio nel suo insieme, ai sacerdoti, ai Religiosi e Religiose, alle Consacrate nell’Ordo Virginum venute dalle altre diocesi delle Marche, ai giovani, soprattutto scout, in mezzo ai quali hai svolto il tuo servizio come capo scout.

Diciamo grazie al Signore. Pochi giorni fa abbiamo avuto un’ordinazione sacerdotale, oggi la consacrazione di Marta, fra pochi mesi avremo una ordinazione diaconale: diciamo grazie.

Sappiamo infatti che quando ci sono questi momenti è come quando nasce un bambino: significa che Dio non si è stancato degli uomini. Questi momenti alimentano la nostra speranza: ecco perché dobbiamo dire grazie.

E questi momenti devono anche servire per interrogarci e per aiutare a porci ancora quella domanda così significativa, perché è una domanda che cerca un senso per la propria vita, un senso forte che ci faccia uscire dalla banalità: Signore cosa vuoi che io faccia, Signore cosa mi chiedi, cosa tu aspetti da me, perché possa sperimentare la tua pace e a mia volta possa essere la tua via, perché la gioia che sai dare solo tu arrivi anche ad altri fratelli?

Come Maria Santissima, come Maria di Betania, come Maria di Magdala, come Lucia e Agnese e Felicita, come Teresina e Chiara Luce vogliamo ripetere: Eccomi, Signore. In te abbiamo sperimentato la gioia che il mondo non sa dare. Eccomi, Signore, solo in te c’è pienezza di vita.

Permettetemi infine un grazie alla famiglia di Marta: questa famiglia che è stata il buon campo dove il Signore ha potuto porre il seme della vocazione. Un grazie particolare al padre, di Marta, Leonardo, che appena poche settimane fa ha celebrato i 20 anni di servizio come diacono in questa chiesa jesina. Grazie.

Concludo dicendoti che ieri mattina, carissima Marta, ho pregato per te in Santa Casa a Loreto. Ti ho affidato alla Vergine Santissima nei confronti della quale ti chiedo di avere una confidenza smisurata. E per te ho chiesto un dono, uno solo: che il tuo volto lasci sempre trasparire il volto di Gesù, volto mite e paziente, volto forte, sicuro e generoso, volto misericordioso e gioioso, volto premuroso e ricco di tenerezza, volto del crocifisso per amore e del Risorto per la sua obbedienza. E non avere mai paura. Hai scelto l’Amore, hai scelto l’amore senza mediazioni, e l’Amore non ti deluderà. Amen.