NOTIZIE

16 marzo 2020

Comunicato riguardo
la parrocchia dei frati cappuccini

I Padri cappuccini se ne vanno. Alcuni mesi fa il Padre provinciale ha comunicato alla diocesi di Jesi la necessità di ritirarsi. Hanno grandi difficoltà in quanto la diminuzione numerica dei frati e l’avanzare dell’età li costringe a ridimensionare le attività.

La scelta, pertanto, è quella di mantenere quelle attività più consone alla vita e alla spiritualità francescana. Per cui le prime cose da lasciare sono le parrocchie.

Per la diocesi di Jesi di tratta di una grande perdita.
I frati, oltre a reggere la Parrocchia di San Pietro Martire, parrocchia vivace e bella, svolgono il loro ministero all’Ospedale Carlo Urbani, alla casa di riposo e al cimitero.
La sostituzione sarà difficile.

Più volte ci siamo incontrati con i parrocchiani.
Nei mesi di gennaio e febbraio abbiamo svolto la visita pastorale in questa parrocchia, proprio per affrontare questo problema.

Ovviamente abbiamo delle ipotesi per sostituire i frati. Trattandosi di persone e trattandosi di ipotesi, è prematuro darne comunicazione.

La diocesi di Jesi è strutturata in unità parrocchiali, cioè in piccoli gruppi di parrocchie con un solo parroco ed eventualmente un viceparroco.
Fanno parte della stessa unità pastorale le parrocchie di San Pietro Martire e di Regina della Pace.

Questo significa che, ad agosto, quando i frati lasceranno Jesi, il parroco di Regina della Pace diventerà parroco dell’intera unità parrocchiale. È l’unica cosa certa. Il resto ancora è tutto in divenire.

A causa di questa emergenza sanitaria abbiamo dovuto interrompere i contatti con i sacerdoti che pensavamo di accogliere in sostituzione dei frati. Riprenderemo appena le cose si saranno un po’ calmate.

Ringrazio i frati per la loro preziosissima presenza. Sono testimone del dolore e dell’affetto dei parrocchiani nei confronti dei Padri. Avremmo voluto che questa cosa non accadesse.

Io, come battuta, ma non troppo, invito i fedeli a pregare fra’ Serafino, sepolto in chiesa. Se un giorno diventerà beato (ora è dichiarato venerabile) quella chiesa diventerà un santuario… e chissà che i frati non saranno costretti a ritornare.

Forse è fantasia, forse è speranza.

+ Gerardo Rocconi, vescovo

 

 

 

In una cappellina laterale sono conservate le spoglie del venerabile fra’ Serafino da Pietrarubbia, il questuante che ha percorso in lungo e in largo la Vallesina bussando alla porta delle case e portando alla povera gente il saluto dei frati: «Pace a voi». Frate cappuccino, ha riempito di senso la parola “carità”, vivendola con la gioia e la semplicità evangeliche, testimoniandola con un sorriso che non si spegneva mai. Un’esistenza, la sua, vissuta dietro le quinte, sempre in punta di piedi per non disturbare. Illetterato ma sapiente, umilissimo di origini ma signorile nel cuore, fra Serafino ha messo d’accordo tutti: credenti e miscredenti, ricchi e poveri.

Nella chiesa di San Pietro Martire a Jesi sono presenti sei vetrate artistiche realizzate a mano con pittura a pennello nel 2010-12 dalla storica azienda fiorentina “Mellini art glass and mosaics” che conta lavori di pregio in Italia e nel mondo. Le vetrate sono state finanziate dalla comunità dei Frati Cappuccini di Jesi e da tanti parrocchiani di San Pietro Martire. Sopra l’ingresso della chiesa è rappresentata la resurrezione di Gesù, in alto sopra l’altare la figura di san Francesco, ai lati gli evangelisti Matteo, Giovanni, Marco e Luca.

Da “A lode di Dio che è Bellezza. Vetrate della chiesa dei Cappuccini di Jesi”, di Lucia Romiti, gennaio 2013, edito dai Frati Cappuccini di Jesi e “L'angelo questuante” di Lucia Romiti edito da “il Nuovo Giornale”

 

 

 

Al secolo Pietro Riminucci, fra Serafino vestì l’abito dei cappuccini il 9 maggio 1898 e visse per ben 54 anni nel convento di San Pietro Martire dove divenne, così come viene descritto, «l’angelo questuante della Vallesina, percorrendo sempre a piedi nudi con la bisaccia sulle spalle la valle, bussando di uscio in uscio per chiedere l’elemosina per i frati e i fratini, umile e povero fra gli umili». Scomparso nel 1960 a Macerata a 86 anni, fra Serafino è stato dichiarato Venerabile nel 2008. In molti ne ricordano l’attività di riparatore e confezionatore di cocci casalinghi e di aggiustatore di utensili. Piccoli grandi lavori di un tempo passato. Due di quei cocci, «un vaso grande e uno piccolo con manico, in terracotta tinta artigianale dei primi del ’900 usati come scaldini, ricoperti entrambi con filo di ferro a tenere proveniente dal rivestimento operato da fra Serafino», sono al centro del gesto di Edgardo e Raffaella Montelli, fratello e sorella, lui residente a Jesi e lei negli Usa, che ne fanno dono alla raccolta di oggetti personali del Venerabile nella stanza adibita dalla Parrocchia al suo ricordo. (da Voce della Vallesina, n.22 del 2015)